BLOG DELLA RIVISTA FONDATA DA MARIA GIOVANNA FARINA NEL 2010
Quando dobbiamo sospendere il giudizio
Mille possibilità, Flavio Lappo, acrilico su tela, 2010
Quando qualcuno tace e non reagisce agli insulti o semplicemente non
esprime la propria opinione si dice che “chi tace acconsente”. Ma questo se da
punto di vista della legge è un criterio applicabile, nella vita quotidiana si
può tacere per motivi diversi e non solo per accondiscendere. Per paura di
essere contraddetti, per paura di fare brutta figura o semplicemente per paura
di non saper riuscire a controllare le parole, si tace. Quando ad esempio in
ufficio o in qualsiasi altro posto non diciamo quello che ci sta passando per
la testa altrimenti son guai, lì non si tratta proprio di tacere per
acconsentire, ma per evitare la “catastrofe”. E allora ricorriamo ad un
filosofo nato nel 360 a.C. Pirrone di Elide il capostipite della scuola
scettica. Questo filosofo introdusse la sospensione del giudizio (in greco epoché), sosteneva infatti che quando ci
si trova dinnanzi a qualcosa per cui non siamo in grado di dare un giudizio di
un certo valore è meglio sospendere temporaneamente di proferire. Vorrei far
notare che epoché non è paragonabile al no comment in quanto quest’ultimo
significa che non esprimo giudizio, mentre epoché è una sospensione temporanea
per preparare la risposta più consona e adatta. Quindi ripetete con me: epoché!
E nel frattempo avrete il tempo per trovare la risposta giusta e fare la giusta
e bella figura. Vedete che c'è sempre la miglior soluzione! Maria Giovanna Farina