La fiducia è preziosa

Fiducia, Flavio Lappo, disegno a matita, 2013
“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”, prendendo spunto da questo detto popolare possiamo parlare di fiducia e del suo contrario, due stati d’animo entrambi utili per vivere bene. Le difficoltà nascono quando uno stato prevale troppo sull’altro impedendo l'instaurarsi di buone relazioni. Pensiamo al caso estremo in cui ci si fida ciecamente degli altri, quando si pone tutta la fiducia nelle mani di persone che, per così dire, ci ispirano, salvo poi, a fregatura avvenuta, dover raccogliere i cocci della delusione che tanto più è cocente quanto più era grande la nostra aspettativa. Le domande più ricorrenti che si pone il troppo fiducioso sono: perché non riesco a capire di chi fidarmi? Cosa mi spinge ad essere così? Ebbene, chi si fida troppo spesso confonde, o vede con poca chiarezza, la differenza tra realtà e finzione. Si lascia ingannare dagli affabulatori, da chi con un carisma, spesso costruito, infonde certezze basate sul nulla, sussurra frasi di largo consenso spacciandole per nuove verità. Dietro questa fiducia estrema si nasconde il bisogno di affidarsi alle mani sicure di qualcuno ritenuto capace di condurci lungo il difficile cammino dell’esistenza. L’estrema fiducia ricorda l'atteggiamento infantile, lo stesso di quando bambini ci si poneva con un atto di assoluta sicurezza nelle braccia materne e paterne, braccia che a volte ci hanno accuditi troppo impedendoci di sperimentare il mondo: luogo non di soli onesti, ahimè! La medicina, l’antidoto per sconfiggere la fiducia esagerata, è interrompere questa ri-cerca che non avrà esito. Dobbiamo viceversa imparare a dare nuovo valore alla fiducia, un po’ come abbiamo fatto con la moneta dopo l’avvento dell’Euro, ci vorrà del tempo, ma alla fine ci riusciremo. Il primo passo consiste nel verificare ciò che l’altro dice, scoprire le contraddizioni della sua vita, guardare ed ascoltare con occhio critico. Ciò non significa non fidarsi più di nessuno, ma iniziare a fidarsi di chi ne è degno. Ricordiamo che la nostra fiducia è un bene prezioso da non sperperare ai quattro venti e da non regalare al primo venuto.

Maria Giovanna Farina

Il valore della pausa


Divisioni temporali, disegno a matita di Flavio Lappo

Se non ci fossero le pause tante creazioni umane non sarebbero mai esistite. Non si potrebbe scrivere uno spartito musicale, nemmeno un romanzo e nemmeno parlare: le pause sono indispensabili anche nel discorso orale. Come potrei farmi capire se le mie parole fossero pronunciate tutte appiccicate le une alle altre? Il mio discorso sarebbe una gran confusione. Le pause sono importanti anche in amore: il saper attendere il momento giusto per dichiararsi, per dare il primo bacio, per fare l'amore la prima volta, sono tutte pause produttive ed efficaci per l'esito positivo di una relazione sentimentale. Eppure se facciamo molte pause tra una parola e l'altra a volte ci criticano, dicono che siamo difficili da seguire e forse qualcosa di vero possiamo trovarlo in queste obiezioni: le pause vanno fatte al momento giusto. Purtroppo le valutazioni negative che ci portiamo dietro fin dall'infanzia rendono le nostre pause oggetto di discredito e lasciano un segno di tristezza nel profondo dell'anima. Le pause sono da evitare, ci mettiamo in testa, e così la nostra vita tende alla semplificazione. Questa idea malsana blocca la creatività in ogni ambito e produce vittime della velocità ad ogni costo. La velocità non è però una straordinaria modalità di azione: ci fa dimenticare molte cose, ci fa sbattere contro un palo, ci fa perdere gli attimi. Con la velocità esagerata perdiamo le pause che fanno della nostra vita un armonico insieme di bei momenti, scanditi e vissuti nel momento più adatto. Non lasciamo, quindi, che ci rubino le pause.

Maria Giovanna Farina

Animali domestici e stereotipi


Nel libro “Dialoghi con un ottimista”, racconto anche dell’importanza degli animali da compagnia nella nostra vita: ho una cagnolina e l'argomento mi è molto famigliare. Sinceramente non sopporto più di sentire pronunciare certe frasi del tipo: “Ama di più gli animali delle persone” oppure “Con tutti i bambini abbandonati, si porta a case un cane”. Queste idee sono frutto di pregiudizi rinforzati dal non voler mettere in discussione certe considerazioni false; la nostra carica d'amore è così vasta da poterla distribuire in tante direzioni. E poi, come tutte le affermazioni, anche queste si possono contraddire: potrei dire che c'è chi ama più gli uomini che gli animali e anche questo non va bene: siamo tutti essere viventi degni di amore e di rispetto. Amare gli animali è un'esperienza utile per rinforzare l'ottimismo, la loro purezza, tipica dei bambini che noi crescendo abbiamo perso, ci allarga il cuore conducendoci ad una visione positiva. Gli animali ci aiutano nella conoscenza di noi stessi, fanno uscire le nostre parti migliori, non ci fanno mai arrabbiare e loro non portando mai rancore anche difronte alle nostre mancanze: in definitiva riescono a farci capire quanto la vita sia una preziosa opportunità. Come mi disse un anziano veterinario molto attento alla relazione uomo-animale: “Solo con gli animali domestici passiamo molto tempo ad accarezzarli perché il contatto ci rilassa, ci fa stare bene”. 

Gli sfacciati non si vergognano


Gli sfacciati, letteralmente senza faccia, sono coloro i quali non si vergognano di nulla per cui si dice abbiamo lo stesso coraggio di mostrare il culo come se fosse il viso. Tipi umani di grande pericolosità per chi non avesse l’ardire di sottrarsi alle loro richieste: soggetti capaci di farci fare ogni cosa col loro stile senza barriere.
- Mi fai questo piacere? - E tu non puoi che acconsentire perché te lo chiedono da sfacciati, appunto, senza darti la possibilità di rifiutare. Si pongono nella condizione per cui se non gli fai il favore sei tu la cattiva persona senza cuore che lascia un essere umano in balia delle tempeste. Pazienza se ha più soldi di te e il cane al parco potrebbe condurlo un dog-sitter, ma tu non gli costi nulla e poi ti ricompensa con una frase ad effetto:
- Sei davvero una brava persona, il cane con te vien così volentieri... -
Amici di questo genere ne troviamo a quintali e in ogni angolo della crosta terrestre, non credete?                                                                                     Il suggerimento più immediato è quello di fuggire a gambe levate da una simile “cara” persona, ma se non fosse possibile sottrarsi alla sua influenza, c'è un'altra possibilità: fingersi sempre malati, pieni di acciacchi, sull'orlo del baratro. Il genere sfacciato ama sfruttare il prossimo, ma se il suo servetto non è efficiente cambia indirizzo, quindi agevoliamo questo importante passaggio capace di decretare la nostra libertà. 

Maria Giovanna Farina tratto da La libertà di scegliere Rupe Mutevole editore

E' buono o cattivo?

Flavio Lappo, Confronto, acrilico su tela, 2013

È buono o cattivo? Come sciogliere il dilemma? Ci capita di chiederci come sia davvero nel suo intimo un amico, un conoscente, un collega e di non saper cosa risponderci. La risposta è nella storia dell'umanità, nel profondo della nostra cultura più antica dove si nascondono le origini di ciò che siamo. Aristotele sosteneva che l’uomo è un animale sociale, al contrario, il filosofo Hobbes riteneva che homo homini lupus (l’uomo è lupo per l’altro uomo). Due modi diversi ed opposti di affrontare la questione uomo: ma perché esistono tesi così contraddittorie nel pensiero umano in riferimento ad uno stesso argomento? Ciò è possibile per la presenza dei cosiddetti presupposti culturali, vale a dire quello zoccolo duro alla base della cultura di un popolo che contiene esperienze sedimentate in migliaia di anni. Grazie a questa base culturale è possibile dire tutto e il contrario di tutto, perché tutto e il suo contrario sono presenti nel nostro patrimonio di esperienze. Ad esempio, proprio per questo motivo, di ogni proverbio ne esiste uno contrario: parenti serpenti contraddice il sangue non è acqua. Vi sembrano false queste considerazioni? Credo che ad ognuno di noi sia capitato di appurare che i parenti possono essere solidali, amarci e difenderci, ma allo stesso tempo sappiamo quanto due fratelli possano farsi la guerra per l'eredità. Del resto la Bibbia stessa ci narra della rivalità originaria di Caino e Abele. Non ci resta che prenderne atto e godere dell'amore degli altri quando ci possiamo contare senza credere che sarà così per sempre, ma neppure lasciarci contagiare dalle previsioni nefaste e supporre sempre fregature nei rapporti.

Maria Giovanna Farina   ©Riproduzione riservata

Ti lascio ma non dimenticarmi


Flavio Lappo, Ricordi d'amore, disegno a matita, 2013

Ci sono persone che lasciandoti ti invitano ad un impegno costante e duraturo dicendo: “Non dimenticarmi”. - Vorrei prendere in autonomia questa importante decisione - non è una semplice affermazione ma una presa di posizione, ossia la risposta che dovremmo dare al nostro “programmatore di futuro”. D'accordo che è gratificante sapere che qualcuno ti pensa, ma se vuoi una tale bella realtà stai qui così non dovrò fare tanta inutile fatica. Ci sono persone che lasciandoti, magari in quel momento devono fare altro come un viaggio di lavoro e non sanno bene quando torneranno, ma vogliono tenerti alla catena per mantenere il controllo su di te. Non si sognano nemmeno per un istante di proporti di andarci anche tu perché sono così altruisti... da non volerti stravolgere la vita. Purtroppo spesso non facciamo caso al vero significato delle parole e cadiamo in gabbie romantiche dove l'altro ha la chiave, l'altro in questi casi non è detto che sia quasi sempre un uomo: anche le donne sa bene darsi da fare. Se pensiamo attentamente ad una simile proposta per il nostro futuro, comprendiamo come sia identica a quella fatta a Penelope che attese pazientemente Ulisse, un Ulisse, il nostro, che non sappiamo se poi ritornerà alla sua capanna vincitore. Per non cadere in queste trappole è bene organizzare il nostro futuro lontano dal tempo di una costante e imprevedibile attesa. E se è vero che l'amore contempla l'attesa come momento che precede l'unione, se attendere diventa una modalità esclusiva... meglio fuggire!

Maria Giovanna Farina   ©Riproduzione riservata

Gli assassini dell’anima



Gli assassini dell’anima sono spietati e assetati della tua passione interiore, se sei una persona sensibile li attiri con maggiore facilità. La loro freddezza nel calcolare il tuo potenziale d’amore, quel sentimento che vive dentro di noi e che cerca qualcuno in grado di farlo nascere e sviluppare, è smisurata. Se sei alla ricerca di qualcuno che ti ami, loro lo capiscono, ne sentono l’odore allo stesso modo in cui il lupo avverte il sangue di un povero agnellino ferito. Mentre il lupo desidera solo sfamarsi, gli assassini dell’anima vogliono possedere il tuo potenziale, farlo loro, sfruttarlo e per far ciò ti seducono con maestria. Il “come sei brava o bella” sono complimenti di contorno, l’assassino dell’anima, o l’assassina, indaga alla scoperta del nostro lato debole, lusinga le nostre cicatrici illudendoci che se ne prenderà cura e piano piano ci farà scivolare tra le sue braccia mortali. Il lavoro che mette in atto è lento e costante, ci fa credere di essere la confidente privilegiata, una persona di fiducia a cui racconta i suoi più intimi desideri. Ci fa immaginare di essere per lui indispensabile: con noi si diverte, dimentica il dolore, ci confida i suoi desideri, siamo l'amica del cuore. Ci rende partecipi della sua vita rivelandoci segreti mai raccontati a nessuno e… non ci accorgiamo che qualcosa non torna. In realtà crediamo di essere in intima unione, ma della sua mensa mangiamo sono le briciole perché il piatto forte lo condivide con chi gli può dare opportunità che noi non ci sogniamo nemmeno. 

Maria Giovanna Farina (passo tratto da La libertà di scegliere, Rupe Mutevole editore, 2017)

Ti saluto con affetto


Quante volte ce lo siamo sentiti dire o lo abbiamo letto in calce ad una lettera? Ma cosa vuol dire “Ti saluto con affetto?” Crediamo che quella persona ci voglia bene e siamo sicuri di avere un amico o un'amica fidata che starà sempre dalla nostra parte, ma non è sempre e del tutto così. Anzi! La parola affetto indica sentimenti positivi ma anche negativi che proviamo per una persona. E allora vuol dire che non dobbiamo fidarci di queste dichiarazioni “d'amore”? In tutte le situazioni c'è una percentuale di possibilità che qualcosa avvenga in un modo o nell'altro, sta a noi capirne il senso nel grande mare della comunicazione. Quindi da questo momento in poi se volete avere un amore sicuro nella percentuale della massima possibilità, occhi aperti! Dobbiamo soffermarci su chi ha scritto “con affetto...” e capire quali rapporti vive con noi. Di lavoro? Può darsi che ci voglia bene, ma le possibilità cadono spesso come una palla di piombo giù per una discesa. È il nostro vicino di casa? Qui va un po' meglio, ma converrete che c'è la possibilità di un tentativo di pratiche di buona vicinanza: litigare con l'inquilino della porta accanto non è un'idea geniale. Se l'affetto è, infine, in una mail del panettiere che vi consegna il pane ogni giorno, i casi sono due: o lui viene perché è innamorato di voi oppure siete così incredibilmente esigenti, al limite dell'insopportabile, che quell'affetto è sicuramente accompagnato da un bel segreto pensiero: “Che grande enorme, insopportabile, rompiscatole che sei!”. Ma perché allora scrive con affetto se mi detesta? Perché è antipatico ammettere il negativo e in questo caso anche sconveniente.
Le pratiche di buona educazione ci fanno usare termini stereotipati, ma non dobbiamo scordarci i veri sentimenti di cui siamo capaci. Meglio, forse, usare parole spoglie ma provare sentimenti autentici!